Di Robert F. Kennedy, JR
Perché gli arabi non ci vogliono in Siria
Essi non odiano 'le nostre libertà.' Odiano che abbiamo
tradito i nostri ideali
nei loro paesi - per il petrolio.
In parte perché mio padre fu assassinato da un arabo, ho
fatto uno sforzo per comprendere l'impatto della politica degli Stati Uniti in
Medio Oriente e in particolare i fattori che motivano a volte le risposte
sanguinarie del mondo islamico contro il nostro paese. Quando ci concentriamo
sulla crescita dello Stato islamico e cerchiamo la fonte della barbarie che ha preso
così tante vite innocenti a Parigi e a San Bernardino, dovremmo guardare al di
là delle spiegazioni di comodo della religione e dell’ideologia. Invece
dovremmo esaminare le più complesse logiche della storia e del petrolio - e
come queste ,spesso, puntano il dito sulle nostre colpe passate.
Il primato sgradevole degli interventi violenti dell'America
in Siria - poco conosciuto al popolo americano ma ancora ben noto ai siriani -
ha seminato un terreno fertile per il jihadismo islamico violento che ora
complica qualsiasi risposta efficace del nostro governo per affrontare la sfida
di ISIL. Finché l'opinione pubblica e i politici americani non sono a
conoscenza di questo passato, ulteriori interventi rischiano solo di aggravare
la crisi. Il Segretario di Stato John Kerry questa settimana ha annunciato un
cessate il fuoco "provvisorio" in Siria. Ma dal momento che l’influenza
e il prestigio degli Stati Uniti all'interno della Siria sono al minimo - e il
cessate il fuoco non riguarda i combattenti chiave come lo Stato islamico e al
Nusra – esso è destinato ad essere una tregua al massimo traballante. Allo
stesso modo l'intervento militare intensificato del presidente Obama in Libia –
gli attacchi aerei degli Stati Uniti la scorsa settimana hanno preso di mira un
campo di addestramento dello Stato islamico - è probabile che rafforzino,
piuttosto che indebolire i radicali. Come ha riferito il New York Times in un articolo
di prima pagina l’8 dicembre 2015, i capi politici e i pianificatori strategici
dello stato islamico stanno lavorando per provocare un intervento militare
americano. Essi sanno per esperienza che questo farà affluire nelle loro fila i
combattenti volontari, soffocherà le voci dei moderati e unificherà il mondo
islamico contro l'America.
Per capire questa dinamica, abbiamo bisogno di guardare la
storia dal punto di vista dei siriani e in particolare i semi del conflitto in
corso. Molto prima che la nostra occupazione dell'Iraq nel 2003 innescasse la
rivolta sunnita che ormai si è trasformata in Stato Islamico, la CIA aveva
nutrito un jihadismo violento come arma della guerra fredda e ha fatto
viaggiare le relazioni USA/Siria con i bagagli tossici.
Questo non è avvenuto senza polemiche in casa. Nel mese di
luglio 1957, in seguito a un fallito colpo di stato in Siria organizzato dalla
CIA, mio zio, il senatore John F. Kennedy, fece infuriare la Casa
Bianca del Presidente Eisenhower, i capi di entrambi i partiti politici ed i
nostri alleati europei con un discorso memorabile avallando il diritto all’autogoverno
del mondo arabo e la fine delle ingerenze imperialiste degli Stati Uniti nei
paesi arabi. Nel corso della mia vita, e in particolare durante i miei
frequenti viaggi in Medio Oriente, innumerevoli arabi mi hanno affettuosamente
ricordato quel discorso come la più chiara affermazione dell'idealismo che si
aspettavano dal discorso di Kennedy; era un invito per impegnare di nuovo
l'America ai valori alti che il nostro
paese aveva sostenuto nella Carta Atlantica; l'impegno formale che tutte le ex
colonie europee avrebbero avuto il diritto all’auto-determinazione dopo la Seconda
Guerra Mondiale. Franklin D. Roosevelt aveva armato notevolmente Winston
Churchill e gli altri alleati per firmare la Carta Atlantica nel 1941 come
condizione preliminare per il sostegno degli Stati Uniti nella guerra contro il
fascismo europeo.
Ma grazie in gran parte ad Allen Dulles e alla CIA, la cui
politica estera fatta di intrighi era spesso direttamente in contrasto con le
politiche dichiarate della nostra nazione, il percorso idealista delineato
nella Carta Atlantica non fu la strada intrapresa. Nel 1957, mio nonno,
l'ambasciatore Joseph P. Kennedy, sedeva in un comitato segreto incaricato di
investigare i misfatti clandestini della CIA in Medio Oriente. Il cosiddetto
"Rapporto Bruce-Lovett", del quale fu uno dei firmatari, descrisse i
colpi di stato della CIA trame in Giordania, Siria, Iran, Iraq e in Egitto, fatti
notoriamente conosciuti per le strade arabe, ma praticamente sconosciuti al
popolo americano che credeva, come fossero oro colato, alle smentite del loro
governo. Il rapporto incolpava la CIA per il dilagante antiamericanismo che stava
poi misteriosamente prendendo piede "nei numerosi paesi nel mondo di
oggi." Il Rapporto di Bruce-Lovett sottolineava che tali interventi erano
antitetici ai valori americani e aveva compromesso la guida e l’autorità morale
internazionale degli Stati Uniti senza che il popolo americano fosse informato.
Il diceva anche che la CIA non aveva mai considerato il modo in cui avrebbe
trattato tali interventi se qualche governo straniero dovesse applicarli nel
nostro paese.
Questa è la storia sanguinosa che manca ai moderni interventisti, come George W. Bush,
Ted Cruz e Marco Rubio quando recitano il loro narcisistico luogo comune che i
nazionalisti del Medio Oriente "ci odiano per le nostre libertà."In
buona parte non è vero; invece ci odiano per il modo in cui abbiamo tradito
tali libertà - i nostri ideali – dentro i loro confini.
* * *
Per gli americani che vogliono capire realmente cosa sta
succedendo, è importante rivedere alcuni dettagli su questa storia sordida ma
poco ricordata. Nel corso del 1950, il presidente Eisenhower e i fratelli
Dulles – il direttore della CIA Allen Dulles e il Segretario di Stato John
Foster Dulles – respinsero le proposte sovietiche di trattato per considerare
il Medio Oriente una zona neutrale nella Guerra Fredda e lasciare che gli arabi
governino l’Arabia. Invece, hanno montato una guerra clandestina contro il
nazionalismo arabo - che Allen Dulles equiparò al comunismo - in particolare
quando l'autogoverno arabo minacciò le concessioni petrolifere. Hanno pompato
segreti aiuti militari americani ai tiranni in Arabia Saudita, Giordania, Iraq
e Libano favorendo questi pupazzi con ideologie conservatrici jihadiste che
essi consideravano come un antidoto affidabile al marxismo sovietico. In un
incontro alla Casa Bianca tra il direttore dei piani della CIA Frank Wisner, e
John Foster Dulles, nel settembre del 1957, Eisenhower consigliò all'agenzia: “Dobbiamo
fare tutto il possibile per sottolineare l'aspetto di 'guerra santa'”, secondo
una nota registrata dal suo segretario personale, il generale Andrew J.
Goodpaster.
La CIA iniziò la sua ingerenza attiva in Siria nel 1949 -
appena un anno dopo la creazione dell'Agenzia. I patrioti siriani avevano
dichiarato guerra ai nazisti, espulsero i loro dominatori coloniali francesi di
Vichy e realizzarono una fragile democrazia laica basata sul modello americano.
Ma nel marzo 1949, il presidente democraticamente eletto della Siria, Shukri
al-Quwatli, esitò ad approvare la pipeline Trans-araba, un progetto americano
destinato a collegare i campi petroliferi dell’Arabia Saudita per i porti del
Libano attraverso la Siria. Nel suo libro, Legacy
of Ashes, lo storico della CIA Tim Weiner racconta che come rappresaglia
per la mancanza di entusiasmo per il gasdotto americano da parte di Al-Quwatli,
la CIA organizzò un colpo di stato per sostituire al-Quwatli con il dittatore selezionato
dalla CIA, un truffatore condannato di nome Husni al- Za'im. Al-Za'im ebbe
appena il tempo di sciogliere il parlamento e approvare l'oleodotto americano prima
che i suoi connazionali lo deponessero, durante i quattro mesi e mezzo del suo
regime.
Dopo numerosi contro-colpi di stato nel paese di nuovo
destabilizzato, il popolo siriano cercò di nuovo la democrazia nel 1955, ri-eleggendo
al-Quwatli e il suo partito nazionale. Al-Quwatli era ancora neutralista nella
Guerra Fredda, ma, stimolato dal coinvolgimento americano nella sua estromissione,
a questo punto si rivolse verso il campo sovietico. Questo atteggiamento spinse
il direttore della CIA Dulles a dichiarare che "la Siria è maturo per un
colpo di stato" e inviò i suoi due maghi del colpo di stato, Kim Roosevelt
e Rocky Stone, a Damasco.
Due anni prima, Roosevelt e Stone aveva orchestrato un
colpo di stato in Iran contro il presidente democraticamente eletto Mohammed
Mosaddegh, dopo Mosaddegh cercarono di rinegoziare i termini dei contratti
sbilenchi dell'Iran con il gigante petrolifero britannico Anglo-Iranian Oil Company (ora BP). Mosaddegh fu il primo statista
eletto in 4000 anni di storia iraniana e un campione popolare per la democrazia
in tutto il mondo in via di sviluppo. Mosaddegh espulse tutti i diplomatici
britannici dopo aver scoperto un tentativo di colpo di stato da parte di ufficiali dei servizi segreti del Regno
Unito che lavoravano in combutta con la BP. Mosaddegh, tuttavia, fece l'errore
fatale di resistere alle suppliche dei suoi consiglieri di espellere anche la
CIA, che, essi giustamente sospettavano di complicità nel complotto britannico.
Mosaddegh idealizzò gli Stati Uniti come un modello di governo per la nuova
democrazia in Iran e incapace di tali perfidie. Nonostante la ricostruzione del
rapporto con Dulles, il presidente Harry Truman aveva proibito alla CIA di
unirsi attivamente agli stravaganti inglesi per rovesciare Mosaddegh. Quando
Eisenhower entrò in carica nel gennaio del 1953, immediatamente scatenò Dulles.
Dopo aver spodestato Mosaddegh con l’ "Operazione Ajax," Stone e
Roosevelt installarono lo Shah Reza Pahlavi, che favorì gli Stati Uniti le
compagnie petrolifere, ma il cui feroce
regime verso il suo popolo, durato due decenni e sostenuto dalla CIA, avrebbe
finalmente infiammato la rivoluzione islamica del 1979 che ha tormentato la
nostra politica estera per 35 anni.
Soddisfatto per il “successo” dell’ Operazione Ajax "
in Iran, Stone arrivò a Damasco nel mese di aprile 1957 con 3 milioni di dollari per armare e incitare i
militanti islamici e corrompere gli ufficiali militari siriani e i politici per
rovesciare il regime laico democraticamente eletto di al-Quwatli, come si legge
nel libro SAFE FOR DEMOCRACY : the
secret wars of CIA, di John Prados. Lavorando con la Fratellanza Musulmana e con milioni di dollari, Rocky Stone tramò
per assassinare il capo siriano dei servizi segreti, il capo di Stato Maggiore
e il capo del Partito comunista, e di progettare "cospirazioni nazionali e
varie provocazioni violente" in Iraq, Libano e Giordania che potevano
essere imputate ai baathisti siriani. Tim Weiner descrive in Legacy of Ashes come il piano della CIA fosse
quello di destabilizzare il governo siriano e creare un pretesto per
un'invasione da parte dell’Iraq e della Giordania, i cui governi erano già
sotto il controllo della CIA. La previsione di Kim Roosevelt che il governo
fantoccio di nuova installazione della CIA avrebbe "contato on primo luogo
sulle misure repressive e sull'esercizio arbitrario del potere", secondo
documenti declassificati della CIA riportati nel quotidiano The Guardian.
Ma tutti quei soldi della CIA non riuscirono a corrompere
gli ufficiali militari siriani. I soldati riferirono i tentativi della CIA di
corrompere il regime baathista. In risposta, l'esercito siriano invase
l'ambasciata americana, prendendo Stone prigioniero. Dopo un duro interrogatorio,
Stone fece una confessione televisiva del suo ruolo nel colpo di stato iraniano
e nel tentativo della CIA abortito per rovesciare il governo legittimo della
Siria. I siriani espulsero Stone e due membri dello staff dell'ambasciata degli
Stati Uniti. Era la prima volta che un diplomatico americano del Dipartimento
di Stato fosse cacciato da un paese arabo. La Casa Bianca di Eisenhower in modo
disonesto respinto la confessione di Stone come "invenzioni" e
"calunnie", una negazione inghiottita per intero dalla stampa
americana, guidata dal New York Times
e creduta dal popolo americano, che condivideva la visione idealistica di
Mosaddegh del loro governo. La Siria eliminò tutti i politici simpatizzanti
degli Stati Uniti e giustiziò per tradimento tutti gli ufficiali militari coinvolti
nel colpo di stato. Per ritorsione, gli Stati Uniti spostarono la Sesta Flotta
nel Mediterraneo, minacciarono la guerra e pungolarono la Turchia a invadere la
Siria. I turchi raccolsero 50.000 soldati ai confini della Siria e fecero marcia
indietro solo di fronte all'opposizione unita dalla Lega Araba i cui capi erano
furiosi per l'intervento degli Stati Uniti. Anche dopo la sua espulsione, la
CIA proseguì i suoi sforzi segreti per rovesciare il governo ba'athista
democraticamente eletto della Siria. La CIA tramò col servizio segreto britannico
MI6 per formare un "Comitato per la Siria libera" e armò i Fratelli
Musulmani per assassinare tre funzionari del governo siriano, che avevano
aiutato a smascherare "il complotto americano", secondo quanto scrive
Matthew Jones in “The ‘Preferred Plan’: The Anglo-American Working Group Report
on Covert Action in Syria, 1957.” I misfatti della CIA spisero la Siria ancora
più lontano dagli Stati Uniti e in una prolungata alleanza con la Russia e l’Egitto.
Dopo il secondo tentativo di colpo di stato in Siria,
rivolte anti-americane scossero il Medio Oriente dal Libano all'Algeria. Tra i
riverberi vi fu il colpo di stato del 14 luglio 1958, guidato dalla nuova
ondata di ufficiali anti-americani dell'esercito che rovesciarono il monarca filoamericano
iracheno, Nuri al-Said. I golpisti pubblicarono documenti governativi segreti,
esponendo Nuri al-Said come un fantoccio ben pagato della CIA. In risposta al
tradimento americano, il nuovo governo iracheno invitò i diplomatici e i
consiglieri economici sovietici in Iraq e girò le spalle all'Occidente.
Dopo aver perso l'Iraq e la Siria, Kim Roosevelt abbandonò il
Medio Oriente per lavorare come dirigente per l'industria petrolifera che aveva
servito così bene durante la sua carriera di servizio pubblico alla CIA. Il
sostituto di Roosevelt come capo locale della CIA, James Critchfield, tentò un assassinio
fallito contro il nuovo presidente iracheno con un fazzoletto tossico, secondo
Weiner. Cinque anni più tardi, la CIA finalmente riuscì a deporre il presidente
iracheno e l'installazione del partito Baath al potere in Iraq. Un giovane
assassino carismatico di nome Saddam Hussein fu uno dei capi illustri della
squadra ba'athista della CIA. Il segretario del partito Ba'ath, Ali Saleh
Sa'adi, che si insediò al fianco di Saddam Hussein, dirà più tardi, "Siamo
andati al potere su un treno della CIA", secondo A Brutal Friendship: The West and the Arab Elite, di Said Aburish,
giornalista e autore. Aburish ha raccontato che la CIA aveva fornito a Saddam
ed ai suoi amici una lista di persone che "dovevano essere eliminate
immediatamente al fine di assicurare il successo." Tim Weiner scrive che
Critchfield poi riconobbe che la CIA aveva, in sostanza, "creato Saddam
Hussein." durante gli anni di Reagan, la CIA ha fornito a Hussein miliardi
di dollari in addestramento aiuti alle forze speciali, armi e informazioni
riservate sui campi di battaglia, sapendo che stava usando gas mostarda, gas
nervino e armi biologiche - tra cui l'antrace ottenuto dal governo degli Stati
Uniti - nella sua guerra contro l'Iran. Reagan e il suo direttore della CIA,
Bill Casey, consideravano Saddam come un potenziale amico per l'industria
petrolifera statunitense e una barriera robusta contro la diffusione della rivoluzione
islamica iraniana. Il loro emissario, Donald Rumsfeld, incontrò Saddam con
speroni da cowboy d'oro e un menu di armi biologiche e chimiche convenzionali in
occasione di un viaggio del 1983 a Baghdad. Allo stesso tempo, la CIA stava
illegalmente fornendo al nemico di Saddam, l'Iran, migliaia di missili anti-carro
e anti-aerei per combattere l’Iraq, un crimine reso famoso durante lo scandalo
Iran-Contra. Jihadisti provenienti da entrambe le parti in seguito rivolsero
molte di queste armi fornite dalla CIA contro il popolo americano.
Anche quando l'America contempla già l'ennesimo intervento
violento in Medio Oriente, la maggior parte degli americani non è consapevole
dei molti modi in cui quel "contraccolpo" da precedenti errori della CIA
ha rafforzato la crisi attuale. Le ripercussioni dopo decenni di losche manovre
della CIA oggi continuano a risuonare in tutto il Medio Oriente, nelle capitali
nazionali e dalle moschee alle scuole Madras oltre il paesaggio distrutto della
democrazia e dell’Islam moderato che la CIA ha aiutato a cancellare.
Una sfilata di dittatori iraniani e siriani, tra cui Bashar
al-Assad e suo padre, hanno invocato la storia di colpi di stato sanguinosi
della CIA come pretesto per il loro regime autoritario, le tattiche repressive
e la necessità di una forte alleanza con la Russia. Queste storie sono, quindi,
ben note ai popoli di Siria e Iran, che, naturalmente, interpretano la versione
dell’intervento degli Stati Uniti nel contesto di quella storia.
Mentre la stampa americana allineata ripete come i pappagalli
la narrazione che il nostro sostegno militare all'insurrezione siriana è
puramente umanitari, molti arabi vedono la crisi come un’altra guerra per
procura sui gasdotti e la geopolitica. Prima di precipitare più in profondità verso
l'incendio, sarebbe saggio per noi considerare i tanti fatti che sostengono
quella prospettiva.
A loro avviso, la nostra guerra contro Bashar Assad non è
cominciata con le pacifiche proteste civili della primavera araba nel 2011.
Invece è iniziata nel 2000, quando il Qatar propose di costruire un gasdotto di
10 miliardi di dollari, lungo 1.500 km attraverso l'Arabia Saudita, la Giordania,
la Siria e La Turchia. Il Qatar condivide con l'Iran il giacimento di gas di
South Pars / North Dome, il più ricco di gas naturale del mondo. L'embargo del
commercio internazionale fino a poco tempo vietava all'Iran di vendere gas
dall'estero. Nel frattempo, il gas del Qatar poteva raggiungere i mercati
europei solo se viene liquefatto e spedito via mare, un percorso che limita il
volume e drammaticamente aumenta i costi. La conduttura proposta avrebbe collegato
il Qatar direttamente ai mercati europei dell'energia tramite terminali di
distribuzione in Turchia, che avrebbe intascato ricche tasse di transito. Il
gasdotto Qatar / Turchia darebbe ai regni sunniti la dominazione decisiva dei
mercati del Golfo Persico di gas naturale in
tutto il mondo e rafforzare il Qatar, il più stretto alleato degli Stati
Uniti nel mondo arabo. Il Qatar ospita due enormi basi militari americane e la sede
del Quartier Generale mediorientale del Comando Centrale degli Stati Uniti.
L'Unione Europea, che ottiene il 30 per cento del suo gas
dalla Russia, era ugualmente interessata al gasdotto, che avrebbe dato ai suoi
membri energia a basso costo e sollievo dall’influenza economica e politica
soffocante di Vladimir Putin. La Turchia, il secondo più grande cliente di gas
della Russia, era particolarmente ansioso di porre fine alla sua dipendenza dal
suo antico rivale e di posizionarsi come centro di smistamento redditizio per i
combustibili asiatici verso i mercati dell'UE. La conduttura del Qatar avrebbe
beneficato la monarchia conservatrice sunnita dell'Arabia Saudita dandole un
punto di appoggio nella Siria sciita. L’obiettivo geopolitico saudita è quello
di contenere il potere economico e politico del rivale del regno principale,
l'Iran, uno stato sciita, e stretto alleato di Bashar Assad. La monarchia
saudita ha visto il cambio di governo sciita sponsorizzato dagli USA in Iraq
(e, più recentemente, la cessazione dell'embargo commerciale all’Iran) come una
retrocessione per il suo status di potenza regionale e si è già impegnato in
una guerra per procura contro Teheran in Yemen, evidenziato dal genocidio
saudita contro la tribù Houthi sostenuta dall’Iran.
Naturalmente, i russi, che vendono il 70 per cento delle
loro esportazioni di gas verso l'Europa, hanno visto il gasdotto
Qatar / Turchia come una minaccia esistenziale. Secondo Putin, il gasdotto del Qatar
è un complotto della NATO per cambiare lo status quo, privare la Russia del suo
unico punto d'appoggio in Medio Oriente, strangolare l'economia russa e porre
fine all’influenza russa nel mercato europeo dell'energia. Nel 2009, Assad aveva
annunciato che si sarebbe rifiutato di firmare l'accordo per permettere al
gasdotto di correre attraverso la Siria "per proteggere gli interessi del
nostro alleato russo."
Assad ulteriormente fece infuriare i monarchi sunniti del
Golfo, approvando un "gasdotto islamico" approvato dalla Russia che
attraversava parte dei giacimenti di gas dell'Iran attraverso la Siria e fino ai
porti del Libano. Il gasdotto islamico avrebbe reso l'Iran sciita, non il sunnita
Qatar, il principale fornitore per il mercato europeo dell'energia e aumentare
notevolmente l'influenza di Teheran in Medio Oriente e nel mondo. Anche Israele
era comprensibilmente determinato a far deragliare il gasdotto islamico, che avrebbe
arricchito l'Iran e la Siria e, presumibilmente, rafforzato i loro delegati,
Hezbollah e Hamas.
Messaggi segreti e rapporti degli Stati Uniti, dell'Arabia Saudita
e dei servizi segreti israeliani indicano che nel momento in cui Assad respinse
i pianificatori militari e investigativi del gasdotto del Qatar rapidamente si arrivò
al consenso che fomentare una rivolta sunnita in Siria per rovesciare il non
collaborativo Bashar Assad era un percorso fattibile per raggiungere
l'obiettivo condiviso di completare il collegamento di gas del Qatar / Turchia.
Nel 2009, secondo WikiLeaks, subito dopo che Bashar Assad aveva respinto la
pipeline del Qatar, la CIA iniziò a finanziare i gruppi di opposizione in
Siria. È importante
notare che questo accadde ben prima della rivolta della primavera araba contro
Assad.
La famiglia di Bashar Assad è alawita, una setta musulmana
ampiamente percepita come allineata con il campo sciita. "Bashar Assad non
è mai stato destinato alla carica di presidente", mi ha detto in
un'intervista il giornalista Seymour Hersh. "Suo padre lo fece ritornare
da Londra, dove studiava Medicina, quando il fratello maggiore, l'erede vero, morì
in un incidente d'auto." Prima dell'inizio della guerra, secondo Hersh,
Assad lavorava per liberalizzare il paese. “C’erano internet e giornali e
sportelli bancomat e Assad intendeva muoversi verso l’occidente. Dopo l’11
Settembre 2001, consegnò migliaia di informazioni preziose per la CIA sui
radicali jihadisti, che egli considerava un nemico comune.” Il regime di Assad
è stato volutamente laico e la Siria è stata straordinariamente diversa. Il
governo siriano e i militari, per esempio, erano formati per l'80 per cento da sunniti.
Assad manteneva la pace tra i suoi popoli diversi tramite un forte e disciplinato
esercito fedele alla famiglia Assad, una fedeltà assicurata da un corpo di
ufficiali a livello nazionale stimato e ben pagato, un apparato investigativo
freddamente efficiente e una inclinazione per la brutalità che, prima della
guerra, era piuttosto moderata rispetto a quella di altri capi in Medio
Oriente, tra cui i nostri alleati attuali. Secondo Hersh, “Di certo non decapitava
le persone ogni mercoledì, come i sauditi fanno alla Mecca”.
Un altro veterano del giornalismo, Bob Parry, fa eco a
quella valutazione. “Nessuno nella regione ha le mani pulite, ma nei regni della
tortura, uccisioni di massa, [soppressione] di libertà civili e terrorismo di
supporto, Assad è molto meglio dei sauditi.” Nessuno credeva che il regime fosse
vulnerabile all'anarchia che aveva lacerato l’Egitto, la Libia, Yemen e
Tunisia. Entro la primavera del 2011, ci furono piccole, manifestazioni
pacifiche a Damasco contro la repressione da parte del regime di Assad. Questi
erano principalmente gli effluvi della primavera araba che si era diffusa
viralmente attraverso la Lega degli Stati Arabi l'estate precedente. Tuttavia,
i documenti WikiLeaks indicano che la CIA era già operativa sul terreno in
Siria.
Ma i regni sunniti con vaste riserve di petrodollari in
gioco volevano un coinvolgimento molto più profondo da parte dell'America. Il 4
settembre 2013, il Segretario di Stato John Kerry disse in un’audizione al
Congresso che i regni sunniti si erano offerti di pagare il conto per
l'invasione statunitense della Siria per spodestare Bashar Assad. “In effetti,
alcuni di loro dissero che se gli Stati Uniti sono pronti ad andare a fare tutto
da soli, come abbiamo fatto in precedenza in altri luoghi [Iraq], dovranno
sopportare il costo.” Kerry ribadì l'offerta alla deputata repubblicana della
Florida Ileana Ros-Lehtinen: “Per quanto riguarda i paesi arabi che propongono di
sostenere i costi di [un'invasione americana] per rovesciare Assad, la risposta
è profondamente sì. L'offerta è sul tavolo. "
Nonostante le pressioni dei repubblicani, Barack Obama scoraggiò
l’impiego di giovani americani da mandare a morire come mercenari per un
conglomerato di gasdotti. Obama saggiamente ignorò la richiesta a gran voce dei
repubblicani di mandare truppe di terra in Siria o per incanalare maggiori
finanziamenti per “gli insorti moderati.” Ma entro la fine del 2011, la
pressione repubblicana e dei nostri alleati sunniti aveva spinto il governo
americano nella mischia.
Nel 2011, agli Stati Uniti si unirono Francia, Qatar,
Arabia Saudita, Turchia e Regno Unito per formare la coalizione “Amici della
Siria”, che chiese formalmente la rimozione di Assad. La CIA fornì 6 milioni di
$ a Barada, un canale televisivo britannico, per la produzione di servizi che imploravano
la cacciata di Assad. Documenti dei servizi segreti sauditi, pubblicati da
Wikileaks, mostrano che dal 2012, la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita armavano,
addestravano e finanziavano i combattenti radicali sunniti jihadisti
provenienti da Siria, Iraq e altrove, per rovesciare il regime di Assad alleato
degli sciiti. Il Qatar, che aveva più degli altri da guadagnare, investì $ 3
miliardi nella costruzione dell'insurrezione e invitò il Pentagono per
addestrare gli insorti presso le basi statunitensi in Qatar. Secondo un
articolo del mese di aprile 2014 di Seymour Hersh, le vie di rifornimento delle
armi della CIA furono finanziate dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dal Qatar.
L'idea di fomentare una guerra civile tra sunniti e sciiti
per indebolire i regimi siriano e iraniano, al fine di mantenere il controllo
delle forniture petrolchimiche della regione non era un’idea di romanzo nel
lessico del Pentagono. Un maledetto rapporto del 2008 per il Pentagono finanziato
dalla Rand proponeva un progetto preciso per quello che stava per accadere. Il
rapporto osservava che il controllo del gas e dei giacimenti di petrolio del
Golfo Persico rimarrà, per gli Stati Uniti, “una priorità strategica” che
"interagirà fortemente con quella di perseguire la lunga guerra.” Rand
raccomandava l'utilizzo di “azioni segrete, operazioni di informazione, guerra non
convenzionale” per imporre una “strategia divide et impera”. “Gli Stati Uniti e
i suoi alleati locali potrebbero utilizzare i jihadisti nazionalisti per
lanciare una campagna per procura” e “i dirigenti degli Stati Uniti potrebbero
anche scegliere di trarre vantaggi appoggiando la traiettoria del conflitto tra
sciiti e sunniti, prendendo posizione a favore dei regimi sunniti conservatori
contro i movimenti di risveglio sciita nel mondo musulmano ... possibilmente aiutando
i governi sunniti autoritari contro un Iran continuamente ostile.”
Come previsto, la reazione eccessiva di Assad alla crisi di
fabbricazione straniera – sganciamento di bombe a botte sulle roccaforti
sunnite che causò la morte di civili – polarizzò la divisione tra sciiti /
sunniti della Siria e permise ai responsabili politici degli Stati Uniti di
vendere agli americani l'idea che la guerra per il gasdotto era una guerra
umanitaria. Quando i soldati sunniti dell'esercito siriano cominciarono a
disertare nel 2013, la coalizione occidentale armò l'esercito siriano libero per
destabilizzare ulteriormente la Siria. Il ritratto fatto dalla stampa del Free Syrian Army (l’Esercito Libero
Siriano) come battaglioni coesi dei moderati siriani era allucinantee. Le unità
disciolte si raggrupparono in centinaia di milizie indipendenti la maggior
parte dei quali erano comandate da, o alleati con i militanti jihadisti, che
erano i combattenti più impegnati ed efficaci. Da allora, gli eserciti sunniti
di Al Qaeda in Iraq attraversarono il confine dall'Iraq in Siria e si unirono alle
altre forze con gli squadroni di disertori dell'esercito siriano libero, molti
dei quali addestrati e armati dagli Stati Uniti.
Nonostante la prevalente descrizione fatta dalla stampa di
una rivolta araba moderata contro il tiranno Assad, i pianificatori della CIA
americana sapevano fin dall'inizio che i loro addetti al gasdotto erano
jihadisti radicali che probabilmente si sarebbero ritagliato un nuovo califfato
islamico dalle regioni sunnite di Siria e Iraq. Due anni prima i tagliatori di
gola dell’ ISIL fecero un passo sulla scena mondiale, uno studio di sette
pagine del 12 Agosto 2012, redatto dalla Defense Intelligence Agency
statunitense, ottenuto dal gruppo di destra Judicial Watch, avvertiva che,
grazie al sostegno continuo da parte degli Stati Uniti e della Coalizione sunnita
a favore dei jihadisti sunniti radicali, “i salafiti, i Fratelli musulmani e
AQI (ora ISIS), sono le principali forze motrici della rivolta in Siria.”
Utilizzando il finanziamento degli Stati Uniti e degli stati
del Golfo, questi gruppi avevano trasformato le proteste pacifiche contro
Bashar Assad verso “una chiara, direzione settaria (sciiti contro sunniti)”. Il
documento osserva che il conflitto era diventato una guerra civile settaria sostenuta
da potenze “religiose e politiche sunnite”. Il rapporto dipinge il conflitto
siriano come una guerra globale per il controllo delle risorse della regione
con “l'Occidente, i paesi del Golfo e la Turchia a sostegno dell'opposizione
[di Assad], mentre la Russia, la Cina e l'Iran sostengono il regime”. Gli
autori del rapporto di sette pagine del Pentagono sembrano approvare l'avvento
previsto del califfato ISIS: “Se la situazione si dipana, vi è la possibilità
di stabilire un principato salafita dichiarato o non dichiarato nella parte
orientale della Siria (Hasaka e Der Zor) e questo è esattamente ciò che le
potenze sostenitrici dell'opposizione vogliono al fine di isolare il regime
siriano”. Il rapporto del Pentagono avverte che questo nuovo principato poteva
muoversi attraverso il confine iracheno verso Mosul e Ramadi e “dichiarare uno
stato islamico attraverso la sua unione con le altre organizzazioni terroristiche
in Iraq e la Siria.”
Naturalmente, questo è precisamente quanto è successo. Non
a caso, le regioni della Siria occupate dallo Stato Islamico esattamente
comprendono l'itinerario proposto del gasdotto del Qatar.
Ma poi, nel 2014, i nostri delegati sunniti atterrirono il popolo
americano tagliando teste e mandando un milione di rifugiati verso l'Europa.
"Le strategie basate sull'idea che il nemico del mio nemico è mio amico
può essere una specie di accecamento", dice Tim Clemente, che presiedette
il Joint Terrorism Task Force dell'FBI dal 2004 al 2008 e servì da collegamento
in Iraq tra l'FBI, la polizia di Stato irachena e l'esercito americano. “Abbiamo
fatto lo stesso errore quando addestrammo i mujaheddin in Afghanistan. Nel
momento in cui i russi se ne andarono, i nostri presunti amici iniziarono a distruggere le antichità, schiavizzarono le
donne, mutilavano i corpi e sparavano contro di noi”, mi disse Clemente in
un'intervista.
Quando il famoso “Jihadi John” dello Stato Islamico cominciò
a uccidere i prigionieri in TV, la Casa Bianca girò i tacchi e parlò sempre
meno di deporre Assad e di più di stabilità regionale. L'amministrazione Obama
cominciò a prendere le distanze tra sé e l'insurrezione che avevamo finanziato.
La Casa Bianca puntò il dito accusatore verso i nostri alleati. Il 3 ottobre
2014, il vice Presidente Joe Biden disse agli studenti al John F. Kennedy Jr.
forum presso l'Istituto di Politica ad Harvard che”i nostri alleati nella
regione erano il nostro problema più grande in Siria.” Spiegò che la Turchia,
l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti erano “così determinati ad abbattere
Assad” che avevano lanciato una “guerra per procura tra sunniti e sciiti”
convogliando “centinaia di milioni di dollari e decine di migliaia di
tonnellate di armi in tutti coloro che avrebbero lottato contro Assad, tranne
al-Nusra, e al-Qaeda” - i due gruppi che si sono fusi nel 2014 per formare lo
Stato islamico. Biden sembrava irritato del fatto che i nostri “amici” fidati
non potevano essere affidabili per seguire l’ordine del giorno degli Stati
Uniti.
In tutto il Medio Oriente, i capi arabi ripetutamente
accusano gli Stati Uniti di aver creato lo Stato islamico. Per la maggior parte
degli americani, tali accuse sembrano folli. Tuttavia, per molti arabi, la
prova del coinvolgimento degli Stati Uniti è così abbondante che essi
concludono che il nostro ruolo nel promuovere lo Stato Islamico deve essere
stato intenzionale.
In effetti, molti dei combattenti dello Stato Islamico e i
loro comandanti sono da un punto di vista ideologico e organizzativo i successori
dei jihadisti che la CIA aveva alimentato
per più di 30 anni dalla Siria e dall’Egitto fino all’Afghanistan e all’Iraq.
Prima dell'invasione americana, non c'era Al Qaeda nell’Iraq
di Saddam Hussein. Il presidente George W. Bush distrusse il governo laico di
Saddam, e il suo viceré, Paul Bremer, in un atto monumentale di cattiva
gestione, di fatto creò l'esercito sunnita, ora chiamato Stato Islamico. Bremer
portò gli sciiti al potere e proibì il Partito Ba’ath di Saddam, licenziando
circa 700.000 persone in maggioranza sunnite, funzionari di governo, di
partito, ministri e insegnanti. Poi smobilitò l'esercito formato da circa 380.000-
uomini, che erano sunniti all'80 per cento. Le decisioni di Bremer spogliarono
un milione di sunniti iracheni di rango, privandoli della proprietà, della
ricchezza e del potere, lasciando una sottoclasse disperata di sunniti
arrabbiati, istruiti, capaci, addestrati e armati fino ai denti con poco da
perdere. L'insurrezione sunnita in Iraq prese il nome di Al Qaeda. A partire
dal 2011, i nostri alleati finanziarono l'invasione dei combattenti qaedisti in
Siria. Nel mese di aprile 2013, dopo essere entrati in Siria, Al Qaeda cambiò
nome in ISIL. Secondo Dexter Filkins del New Yorker, “l’ISIS è gestito da un
consiglio di ex generali iracheni. ... Molti sono membri del partito laico
Baath di Saddam Hussein, convertiti all'Islam radicale nelle prigioni
americane”. I $ 500 milioni in aiuti militari degli Stati Uniti che Obama inviò
in Siria quasi certamente finirono per beneficiare questi jihadisti militanti.
Tim Clemente, ex presidente della unità militare congiunta del FBI, mi disse
che la differenza tra i conflitti in Iraq e in Siria sono i milioni di uomini in
età militare che fuggono il campo di battaglia per in Europa, piuttosto che
stare a lottare per le loro comunità. La spiegazione ovvia è che i moderati
della nazione fuggono una guerra che non è la loro guerra. Essi vogliono
semplicemente evitare di essere schiacciati tra l'incudine della tirannia di
Assad appoggiata dalla Russia e il martello immorale sunnita jihadista che
abbiamo impugnato in una battaglia globale per gli oleodotti concorrenti. Non
si può incolpare il popolo siriano per non aver ampiamente abbracciato un
progetto per la loro nazione coniato o a Washington o a Mosca. Le superpotenze
non hanno lasciato opzioni per un futuro idealistico per cui i moderata siriani
avrebbero potuto considerare di lottare. E nessuno vuole morire per un
oleodotto.
* * *
Qual è la risposta? Se il nostro obiettivo è la pace a
lungo termine in Medio Oriente, l'autogoverno da parte delle nazioni arabe e la
loro sicurezza nazionale, dobbiamo pensare qualche nuovo intervento nella
regione con un occhio alla storia e un intenso desiderio di imparare la lezione.
Solo quando noi americani comprenderemo il contesto storico e politico di
questo conflitto potremo applicare gli opportuni controlli alle decisioni dei
nostri capi. Utilizzando le stesse immagini e il linguaggio che sostenne la
nostra guerra del 2003 contro Saddam Hussein, i nostri dirigenti politici hanno
portato gli americani a credere che il nostro intervento in Siria sia una
guerra idealistica contro la tirannia, il terrorismo e il fanatismo religioso.
Tendiamo a liquidare come mero cinismo le opinioni di quegli arabi che vedono
la crisi attuale come una replica delle stesse vecche trame sugli oleodotti e
la geopolitica. Ma, se vogliamo avere una politica estera efficace, dobbiamo
riconoscere che il conflitto siriano è una guerra per il controllo delle
risorse indistinguibile dalla miriade di guerre clandestine e non dichiarate per
il petrolio che abbiamo combattuto in Medio Oriente per 65 anni. E solo quando
vedremo questo conflitto come una guerra per procura per un oleodotto renderemo
gli eventi comprensibili. È l'unico paradigma che spiega perché il Partito
Repubblicano e l'amministrazione Obama sono ancora fissati su un cambiamento di
regime, piuttosto che sulla stabilità della regione, perché l'amministrazione
Obama non può trovare moderati siriani disposti a combattere la guerra, perché l’ISIL
ha fatto saltare in aria un aereo russo con passeggeri a bordo, perché i
sauditi hanno appena decapitato un potente religioso sciita solo per farsi
bruciare la loro ambasciata a Teheran, perché la Russia sta bombardando i
combattenti che non appartengono all’ ISIL e perché la Turchia ha violato le
regole abbattendo un jet russo. Il milione di profughi che sta inondando l’Europa
sono profughi di un oleodotto e di una guerra condotta alla cieca dalla CIA.
Clemente paragona l’ISIL alle FARC della Colombia - un
cartello della droga con un'ideologia rivoluzionaria per ispirare i suoi guerriglieri.
“Bisogna pensare a ISIS come a un cartello del petrolio”, ha detto Clemente. “Alla
fine, il denaro è la logica di governo. L'ideologia religiosa è uno strumento
che ispira i suoi soldati a dare la vita per un cartello petrolifero”.
Una volta che spogliamo questo conflitto della sua patina
umanitaria e riconosciamo il conflitto siriano come una guerra per il petrolio,
la nostra strategia di politica estera diventa chiara. Come i siriani in fuga verso
l'Europa, nessun americano vuole mandare i propri figli a morire per un oleodotto.
Invece, la nostra prima priorità dovrebbe essere quella che nessuno menziona mai
- dobbiamo dare un calcio ai nostri legami col petrolio in Medio Oriente, un
obiettivo sempre più realizzabile, quando gli Stati Uniti diventeranno più indipendenti
in tema di energia. Quindi, abbiamo bisogno di ridurre drasticamente il nostro
profilo militare in Medio Oriente e lasciare che gli arabi governino l’Arabia. Oltre
che gli aiuti umanitari e la garanzia della sicurezza dei confini di Israele,
gli Stati Uniti non hanno alcun ruolo legittimo in questo conflitto. Mentre i
fatti dimostrano che abbiamo giocato un ruolo nella creazione della crisi, la
storia dimostra che abbiamo poco potere per risolverlo.
Contemplando la storia, ci lascia senza fiato considerare
la consistenza sorprendente con cui praticamente ogni intervento violento in
Medio Oriente, fin dalla Seconda Guerra Mondial, e da parte del nostro Paese ha
portato a miserabili fallimenti e a contraccolpi terribilmente costosi. Un
rapporto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti del 1997 ha rilevato
che “i dati mostrano una forte correlazione tra il coinvolgimento degli Stati
Uniti all'estero e un aumento degli attacchi terroristici contro gli Stati
Uniti”. Diciamolo chiaro; ciò che noi chiamiamo la “guerra al terrore” è in
realtà solo un'altra guerra del petrolio. Abbiamo sprecato $ 6.000.000.000.000 (trilioni)
su tre guerre all'estero e sulla costruzione di uno stato di guerra per la
sicurezza nazionale fin da quando il petroliere Dick Cheney dichiarò la
"Lunga Guerra" nel 2001. Gli unici vincitori sono stati gli
appaltatori militari e le compagnie petrolifere che hanno intascato profitti
storici, le agenzie investigative che sono cresciute in modo esponenziale in
potere e influenza a scapito delle nostre libertà e dei jihadisti che hanno
usato sempre i nostri interventi come strumento di reclutamento più efficace.
Noi abbiamo compromesso i nostri valori, massacrato la nostra gioventù, ucciso
centinaia di migliaia di persone innocenti, sovvertito il nostro idealismo e
sperperato i nostri tesori nazionali in avventure inutili e costose all'estero.
Mentre facevamo questo, abbiamo aiutato i nostri peggiori nemici e trasformato
l'America, una volta faro al mondo di libertà, in uno stato di sorveglianza
della sicurezza nazionale e un paria morale internazionale.
I padri fondatori dell'America misero in guardia gli
americani contro gli eserciti permanenti, i coinvolgimenti stranieri e, nelle
parole di John Quincy Adams, contro la tendenza di “andare all'estero in cerca
di mostri da distruggere”. Quegli uomini saggi avevano capito che
l'imperialismo all'estero è incompatibile con la democrazia e i diritti civili all’interno.
Alla Carta Atlantica ha fatto eco il loro ideale seminale americano che ogni
nazione dovrebbe avere il diritto all'autodeterminazione. Nel corso degli
ultimi sette decenni, i fratelli Dulles, la banda Cheney, i neoconservatori e i
loro simili hanno dirottato tale principio fondamentale dell'idealismo americano
e messo in campo il nostro apparato militare e investigativo per servire gli
interessi mercantili delle grandi imprese e, in particolare, le compagnie
petrolifere e gli imprenditori militari che hanno letteralmente fatto una
strage mediante questi conflitti.
È il momento per gli americani di portare l'America fuori
da questo nuovo imperialismo e di riportarla sul sentiero dell’idealismo e
della democrazia. Dobbiamo lasciare che gli arabi governino l’Arabia e rivolgere
le nostre energie per il grande tentativo della costruzione della nazione a
casa nostra. Abbiamo bisogno di iniziare questo processo, non invadendo la
Siria, ma ponendo fine alla dipendenza rovinosa dal petrolio che ha distorto la
politica estera degli Stati Uniti per mezzo secolo.
Robert F. Kennedy, Jr. è il
presidente di Waterkeeper Alliance. Il suo libro più recente è Thimerosal: Let
The Science Speak.
(Traduzione di Diego Siragusa)
(Traduzione di Diego Siragusa)
(Fonte: http://www.politico.eu/article/why-the-arabs-dont-want-us-in-syria-mideast-conflict-oil-intervention/